Corso multimediale online di organetto


Tecniche Avanzate 3 - La tecnica del mantice per l'interpretazione musicale



Indicazioni preliminari

  1. Procedere nella lezione per gradi mettendo in pratica ciò che viene illustrato nei filmati e negli ascolti. Ogni ascolto e ogni visione va accompagnata da una certa dose di pratica sullo strumento prima di passare a un filmato o a un ascolto successivo. Teniamo conto che ogni modulo didattico può impegnare un tempo che può variare da allievo ad allievo, e che comunque, di solito, non è inferiore alle due ore.

  2. Durante la visione dei filmati usiamo il tasto PAUSE del lettore multimediale che stiamo usando, per fermare l'immagine in qualsiasi momento lo desideriamo. Questo ci permetterà di identificare con chiarezza le dita da usare e i tasti da suonare.

  3. I filmati vengono caricati in automatico, e la velocità di scaricamento dipenderà dal tipo di connessione Internet. I filmati sono stati ottimizzati per essere caricati velocemente.

  4. Qualora le indicazioni impartite a voce non si sentissero chiaramente, ciò dipende dal volume del lettore multimediale che dovrà essere aumentato per un corretto ascolto. Se ciò non fosse sufficiente, potremo agire anche sul controllo volumi di Windows.






  5. Vedremo in questa lezione come avere una visione più ampia del mantice e del suo utilizzo nella prassi musicale della fisarmonica diatonica.

    Il mantice apre e chiude, fornendo in questo modo l'aria alle ance, ma questa è una funzione che può avere molte sfumature per produrre suoni interessanti dal punto di vista musicale.

    Nel Corso base abbiamo approfonfito il primo e più fondamentale aspetto del mantice, ovvero la dinamica del suono. Più forza applicheremo al mantice, più volume sonoro avremo, o ovviamente in moco inverso, più lieve sarà la forza applica al mantice, più debole sarà l'intensità del suono.

    In questa lezione non affronteremo più questo aspetto del mantice già visto nella lezione TE02, ma ci concentreremo su altre modalità per attivare il mantice e trasformarlo, usarlo, potenziarlo, per ampliare le possibilità sonore della fisarmonica diatonica.

    Partiamo quidi con una serie di esercizi che avranno i seguenti argomenti di riferimento:

    1. La tecnica a rimbalzo;

    2. La tecnica del "pedale" ritmico;

    3. La tecnica del vibrato nelle note finali;

    4. La tecnica del vibrato sulle note di assolo;

    5. La tecnica del suono sforzato (sf);

    6. La tecnica percussiva.


    Faremo ricorso soprattutto a spiegazioni e ascolti audio, dal momento che il mantice non suona direttamente le note, ma ci aiuta nel modo di suonarle, pertanto non possiamo fare uso di musica scritta per spiegare come usare il mantice nell'interpretazione musicale.

    Per ogni esercizio si raccomanda di ascoltare e vedere dapprima tutto il video, per avere un primo approccio mentale e puramente cognitivo all'argomento dell'esercizio. Solo in un secondo tempo, sempre con l'ausilio del video, facciamo pratica con lo strumento.

    Bene, siamo pronti per iniziare!




    1. La tecnica a rimbalzo




    Quello che abbiamo qui metaforicamente denominato con il termine "rimbalzo" non è altro che una semplice raffigurazione mentale del movimento del mantice durante l'esecuzione dei brani musicali. In particolare raffigura il movimento che il mantice deve fare quando facciamo un cambio di direzione, da apertura a chiusura, o viceversa.

    Vediamo ora concretamente di esemplificare e di mettere in pratica questa tecnica.




    Si deve ovviamente fare chiarezza sul fatto che questa è una tecnica fondamentale quando si suona un fraseggio continuo sulla fisarmonica diatonica, ed è proprio questa tecnica che ci consente di suonare le note senza ritardi e con la stessa dinamica nel momento dell'inversione di direzione del mantice.

    Ma attenzione, ovviamente, qualora ci fosse una pausa, una corona, una stasi nella melodia, la tecnica a rimbalzo in questo caso non si potrebbe applicare, anzi sarebbe giusto fermare il mantice e/o diminuire o aumentare la dinamica del suono prima di una inversione del mantice.

    Questa tecnica serve anche e soprattutto per non rendere l'esecuzione di un brano musicale troppo "ansimante", cioè connotata da continui sbalzi di dinamica e pause indesiderate, che `sono poi gli errori classici di chi inizia a suonare questo strumento musicale.

    Quindi rimbalziamo! Senza paura!




    2. La tecnica del "pedale" ritmico




    Prima di tutto facciamo chiarezza su cosa si intente per "pedale" in musica. Nella teoria musicale, un pedale è una nota (o un gruppo di note) di lunga durata, quasi sempre nel registro basso, cui spesso si aggiunge un'armonia dissonante in altre voci. Il termine proviene dalla musica per organo, per la capacità di questo strumento di tenere a lungo delle note, solitamente suonate con la pedaliera. Per chi lo desidera, in questa pagina si possono leggere ulteriori informazioni sul "pedale".

    Quello che proveremo a fare adesso è non sarà suonare una nota di pedale fissa, anche perché molto difficile con la fisarmonica diatonica a causa del fatto che suona due note diverse su ogni tasto, ma suoneremo un pedale ritmico, ovvero una stessa nota che suona in modo continuo ma seguendo un ritmo che verrà creato proprio con i movimenti del mantice.

    Questo esercizio non è solo utile per prendere confidenza con una nuova modalità musicale e creativa della fisarmonica diatonica, ma anche per migliorare e perfezionare il sincronismo tra movimenti del mantice e mano destra.

    Vediamo ora concretamente di esemplificare e di mettere in pratica questa tecnica.




    Come abbiamo visto in questa tecnica il dito della mano che suona i bassi o gli accordi tiene semplicemente schiacchiato un tasto, potreste anche bloccare il tasto con del nastro adesivo - non fatelo! - ma è importante per capire che il ritmo del pedale è generato esclusivamente dal mantice e dai suoi cambi di direzione.

    Facciamo questo esercizio con velocità crescente, non proviamo a suonarlo subito veloce.

    Teniamo presente che il pedale ritmico può essere un ottimo espediente musicale per suonare brevi parti di un brano, una introduzione, o un interludio, ad esempio.

    Non dimentichiamo mai la tecnica del rimbalzo del mantice visa nell'esercizio precedente, che in questo esercizio è evidentemente alla base di questa particolare tecnica.




    3. La tecnica del vibrato nelle note finali




    Vediamo ora una diversa applicazione delle possibilità del mantice che ci può aiutare a concludere i brani musicali, ovviamente quando è musicalmente opportuno, con una nota vibrata oppure con un accordo vibrato.

    Facciamo attenzione perchè il mantice è un apparato musicale polidimensionale da un punto di vista musicale, nel senso che, ad esempio, nello stesso tempo il mantice può svolgere due funzioni contemporaneamente, come produrre un vibrato e ridurre la dinamica delle note ovvero il loro volume, gradualmente fino al silenzio.

    Quindi mentre produciamo il vibrato dovremo anche pensare a ridurre la pressione sul mantice senza sbalzi, gradualmente e dolcemente, per svolgere la funzione principale di questo esercizio, la conclusione di un brano musicale.

    Ecco spiegata ancora una volta non solo la centralità del mantice nella prassi musicale della fisarmonica diatonica, ma anche la difficoltà di giungere a un completo controllo espressivo e musicale del mantice che dopo molti anni di studio e di pratica diventerà quasi istintivo.

    Vedremo inoltre che abbiamo due modalità differenti per produrre un vibrato finale, coinvolgendo maggiormente o la parte sinistra - tastiera dei bassi -, o la parte destra dello strumento, - tastiera del canto.

    Vediamo ora concretamente di esemplificare e di mettere in pratica questa tecnica.




    Ricordiamoci sempre che il vibrato è una tecnica molto personale, la pulsazione interna del vibrato, la durata, la dinamica e anche il tempo di smorzamento del suono sono assolutamente personali e possono variare non solo in base alla propria intenzione creativa, ma anche al tipo di repertorio che stiamo suonando.

    Proviamo ad applicare queste tecniche ai brani che già sappiamo suonare e cerchiamo di migliorarla con il tempo.




    4. La tecnica del vibrato sulle note di assolo




    Con il termine "note di assolo" intendiamo le note suonate con la fisarmonica diatonica utilizzando solo la tastiera del canto, la tastiera a destra, senza suonare assolutamente l'accompagnamento sulla tastiera a sinistra, la tastiera dei bassi e degli accordi.

    Possiamo usare questa tecnica soprattutto quando suoniamo con altri strumenti che svolgono la funzione armonica del brano e quindi non è più necessario per noi suonare l'accompagnamento ai bassi.

    Tuttavia questa tecnica può essere usata con ottimi risultati per suonare l'introduzione a un brano, oppure la parte finale. La scelta di far suonare solo la tastiera destra è anche una scelta musicale e può rispondere a precise motivazioni creative ed estetiche.

    Ovviamente, qui vedremo non tanto come suonare le note ma piuttosto come sollecitare il mantice affinché il canto solistico acquisti maggiore espressività.

    Anche in questo caso vedremo che ci sono almeno due possibilità per ottenere questo obiettivo. Cerchiamo di padroneggiare entrambe le tecniche perché possono essere molto utili durante l'esecuzione di un brano musicale.

    Vediamo ora concretamente di esemplificare e di mettere in pratica questa tecnica.




    Teniamo presente che la musica è un ambiente cognitivo, ovvero il nostro cervello usa abilità esclusive di questo ambito di attività intellettuale, pertanto non dobbiamo mai dimenticare che l'apprendimento si crea o si facilita anche attraverso l'ascolto. Per perfezionare questa tecnica è necessario ascoltare molta musica dove il vibrato, ad esempio quello violoncellistico, ha una funzione espressiva primaria. Proviamo ad ascoltare le partite per violoncello di J.S. Bach, ad esempio in questa pagina, per allenare il nostro cervello a questo tipo di espressività musicale. Non dimentichiamo mai, in questa prospettiva, che la musica classica è la palestra musicale di qualsiasi musicista, dal rock al folk, senza eccezioni.

    Intuitivamente possiamo capire che questa tecnica si applica sulle note di lunga durata per aumentare la cantabilità e la naturalezza di queste note. Ovviamente non vibreremo le note veloci racchiuse in un fraseggio.

    Un esempio evidente della applicazione di questa tecnica, nella modalità violoncellistica come l'abbiamo appena sperimentata nel video precedente, lo possiamo vedere ed ascoltare in questo mio arrangiamento per fisarmonica diatonica di un celebre brano di Ennio Morricone dalla colonna sonora del film "C'era una volta in America". L'andamento lento della melodia e il suo lirismo si presta molto bene a questa tecnica. Ovviamente la funzione armonica in questo caso non è svolta dalla fisarmonica diatonica ma da una orchestra sinfonica.





    Ricordiamo una cosa importante, non esageriamo mai con il vibrato o l'esecuzione risultarà volgare e stucchevole, alcune note possono essere suonate senza vibrato, ovvero ferme, altre con poco vibrato, altre con molto vibrato. La scelta è e sarà esclusivamente musicale e dipenderà dalla nostra esperienza e maturità di interpreti.

    E dato che abbiamo parlato della tecnica violoncellistica applicata alla fisarmonica diatonica, ascoltiamo qui di seguito una mia trascrizione del Preludio della Suite n. 1 per violoncello di J.S. Bach. In questo caso è stato utilizzata una fisarmonica diatonica a 21 tasti con una terza fila di 5 tasti. Ovviamente eseguita in modalità solistica senza accompagnamento dei bassi.





    Le Suite di Bach non rientrano certo nel repertorio per fisarmonica diatonica, si trattò per lo più di un esperimento estemporaneo, dato che l'organetto è uno strumento diatonico e non potrebbe suonare brani che presentano un carattere cromatico come questo. Tuttavia allargare gli orizzonti musicali dello strumento aiuta molto a comprenderne le sue possibilità e ad applicarle successivamente nel repertorio più confacente alla fisarmonica diatonica.

    Siete d'accordo?




    5. La tecnica del suono sforzato (sf)




    Quando parliamo di tecnica dello sforzato non ci riferiamo agli effetti del famoso vino della Valtellina sui suonatori di organetto, ma piuttosto a una tecnica di dinamica del suono che possiamo applicare alla fisarmonica diatonica.

    La dinamica di una composizione è la gestione delle intensità sonore e della loro gradazione da adottare nella sua esecuzione, e lo sforzato viene indicato nei segni che indicano la dinamica di un suono cone le abbreviazioni sfz, sf, sfff, sffz, fz o sforzato, sforzando, forzando, subito forzando.

    Il termine fa riferimento soprattutto alla tecnica pianistica. Per gli strumenti a mantice la descrizione dello sforzato è quella di un suono che irrompe molto forte nella melodia ma che viene immediatamente smorzato, in un lasso di tempo piuttosto breve.

    Anticipiamolo subito, non è una tecnica semplice perché nonostante non implichi l'esecuzione di note in velocità o altri simili virtuosismi, richiede un perfetto controllo del mantice e delle sue dinamiche fisiche ed espressive. Non preoccupiamoci se all'inizio non saremo in grado di replicare la sonorità dello sforzato, ci vuole tempo ed esperienza, poi verrà da sé.

    Come vedremo è una tecnica che risulta fondamentale quando suoniamo un determinato repertorio, in particolare il tango argentino, ma non solo, tutti quei brani dove abbiamo il bisogno di esprimere una particolare drammaticità su alcune note della melodia.

    Vediamo ora concretamente di esemplificare e di mettere in pratica questa tecnica.




    Il brano preso ad esempio è Libertango di Astor Piazzolla, ma ci sono altri infiniti brani dove questa tecnica è fondamentale. Possiamo usarla con interessanti esiti espressivi anche nei finali di brano, quando la nota finale, o l'accordo, è rapido e staccato.

    Se lo sforzato è eseguito bene sentiremo le ance "ruggire", soprattutto nelle note basse, e questo è dovuto allo stress meccanico che subiscono dal momento che vengono sottoposte inizialmente a un forte flusso d'aria che poi di estingue rapidamente.

    Infatti questa tecnica non è semplice anche perché il suonatore deve essere consapevole della risposta meccanica delle ance del proprio organetto sulle quali doserà la forze del mantice in modo da ottenere questo effetto dinamico sul suono.

    Se siete frustrati e un po' tristi perché questa tecnica risulta ancora un ostacolo per voi, beveteci su un bicchierino di Sforzato, aiuterà a trovare nuovi stimoli.




    6. La tecnica percussiva




    Nella pluralità di modi per sollecitare il mantice della fisarmonica diatonica c'è anche la tecnica percussiva. Ma qui non stiamo parlando di percuotere il mantice simulando il suono di un tamburo o di una percussione. Oggi va molto di moda fare questo per dimostrare di essere degli inarrivabili virtuosi. Ma non è una tecnica che prediigo, il mantice non è un tamburo e il suono che produce se viene percosso è piuttosto goffo non avendo gli armonici di una vera e propria percussione. Insomma, va bene in spiaggia se volete fare colpo su una ragazza. Ecco.

    Qui parliamo piuttosto di usare una tecnica percussionistica per sollecitare il mantice nella produzione di suono sulle ance, che è la funzione per la quale è stato ideato.

    Non colpiremo quindi il mantice, ma la parte in legno della tastiera destra per trasmettere al mantice stesso un tipo di input che sarebbe impossibile dare con la mano o il braccio sinistro, che è quello che controlla direttamente in mantice.

    Peculiarità di questa tecnica è infatti il controllo del mantice eseguito dalle due mani contemporaneamente, allo stesso tempo infatti la mano sinistra apre o chiude il mantice, conferisce o toglie intensità alla dinamica del suono, e la mano destra colpendo il legno della fisarmonica diatonica trasmette al mantice un ulteriore stimolo al mantice.

    Il risultato? Vediamolo e sperimentiamolo insieme nel prossimo video.




    Sicuramente non useremo questa tecnica in un valzer francese e non credo neanche in una tarantella, tuttavia può essere un ottimo stimolo creativo per un repertorio di composizione e si tratta infatti di una tecnica che molti suonatori hanno adoperato in alcune composizioni.



    Ora abbiamo proprio terminato. Abbiamo fatto una lezione molto intensa e lunga, ma solo la ripetizione di questi esercizi con costanza giorno dopo giorno ci porterà a migliorare notevolmente l'agilità delle nostre mani facilitando l'apprendimento e migliorando l'esecuzione di tutti i nuovi pezzi che impareremo a suonare in futuro!

    Buona musica e alla prossima lezione!






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